Pienamente operativo il neonato comitato voluto dal nuovo consiglio dell’Ordine Cinque componenti, quattro donne e un uomo, e tanto lavoro da fare per promuovere la parità tra i generi (e non solo) nella professione forense e nella attività giudiziarie. Il comitato pari opportunità dell’Ordine degli avvocati di Ferrara è ora una realtà pienamente funzionante.
Si tratta di una novità in terra estense, promossa e voluta dal nuovo consiglio dell’Ordine insediatosi lo scorso maggio: “Tra le prime che abbiamo fatto c’è stata l’istituzione di un Comitato pari opportunità anche a Ferrara”, spiega il presidente dell’Ordine Eugenio Gallerani nella prima uscita pubblica del comitato in conferenza stampa nella sede di via Borgo dei Leoni, “visto che non esisteva abbiamo dovuto elaborare un regolamento e uno statuto in cui è prevista un’ampia libertà d’iniziativa del comitato, che è autonomo rispetto all’Ordine”.
A presiederlo c’è l’avvocato Rita Reali che parla di parità “non solo di genere uomo-donna, ma anche di accesso alla professione e nei confronti delle persone omosessuali, disabili e minoranze che devono essere tutelate”. Tra le prime azioni ci sarà la creazione di un “protocollo d’intesa a tutela della genitorialità”, ma anche l’avvio di un “monitoraggio nell’assegnazione degli incarichi giudiziari” e di uno che riguarda le aziende e partecipate pubbliche, dove per legge nei Cda almeno il 30% dei componenti dovrebbe essere al femminile. Azioni necessarie, anche perché, come spiega ancora Reali, “l’avvocatura sta cambiando, l’universo femminile sta superando quello maschile, eppure le donne hanno redditi inferiori del 40% secondo gli ultimi dati Censis e la disparità aumenta con l’età”. Il neonato comitato punta a “fare rete con gli altri dello stesso tipo” e c’è l’idea di “organizzare un convegno che metta assieme tutti gli ordini professionali perché solo con la sinergia si può crescere”.“L’Ordine – aggiunge la vice Angela Natati – ci ha messo a disposizione una email (pariopportunita@ordineavvocatiferrara.it, ndr) alla quale si possono rivolgere i colleghi e al momento abbiamo ricevuto una sola segnalazione da una collega che ha rinunciato al mandato di difensore d’ufficio perché si sentiva violata nel suo essere donna”. In sostanza, una volta nominata, l’uomo di cui avrebbe dovuto prendere le difese ha iniziato a tempestarla di commenti e apprezzamenti sui social network.
“Il Comitato – spiega una delle componenti, Laura Caleffi – mira a introdurre delle buone pratiche per assicurare l’effettiva tutela dello stato di gravidanza, la maternità e la paternità. Protocolli di questo tipo sono stati già adottati da altri comitati”. Tutele che andranno a integrare quelle già previste dalla legge, ma la cui assenza rischia di danneggiare avvocati e cittadini, come ad esempio il mancato riconoscimento di un legittimo impedimento per le madri che hanno un imprevisto con i propri figli e che oggi dipende molto dalla sensibilità specifica di giudici e colleghi. “Ci sono molti aspetti che non dovrebbero essere scritti in un protocollo, invece è necessario che lo siano”, afferma Eleonora Brusi, altra componente del comitato.
“Tutta l’attività – specifica infine Matteo Pancaldi, segretario e tesoriere – verrà pubblicata sul sito dell’Ordine”.